Di Marc Giloux,
A cura di Christian Rainer e Michele Mariano, testo critico di Helena Rusikova.
Domenica 12 Marzo durante tutta la mattina
via Zamboni 2, Bologna.
A Bologna, nella mattina di domenica 12 febbraio 2006, mentre molti dei passanti si chiederanno cosa ci faccia una Ford Station Wagon parcheggiata sulle strisce pedonali in pieno centro, ignoreranno che contemporaneamente una riproduzione in miniatura della stessa, sarà collocata a circa 20 metri sopra le loro teste, sul tetto della basilica di San Bartolomeo, vsibile correttamente solo dalla cima della torre degli asinelli.Infatti la riproduzione in scala dell’automobile è concepita sulla base di rapporti matematici proprio per essere osservata da quella posizione ed avere l’impressione che l’auto vera sulla strada e la sua copia sul tetto siano delle stesse dimensioni. Aldilà dell’eccezionale spunto visivo, Marc Giloux ripropone la sua idea di operazione artistica, come qualcosa di irrisolto, che si compie sempre altrove. La parzialità di un lavoro è il punto di partenza per suggerire l’esistenza di un’idea che non può essere compiuta inquanto astratta ed estremamente dilatabile. Questa idea si realizza altrove rispetto alla sua traccia visibile, lasciando la propria metà del cerchio sconosciuta, proprio allo scopo di non fornire risposte su sé stessa.Le opere di Marc Giloux non sono considerabili degli incompiutilasciati al libero arbitrio di chi guarda: diversamente la sua opera è completa e conclusa, ma divisa in due e con una delle metà nascosta dove nessuno la trova. La certezza che un’altra metà esista, ci rassicura sull’esistenza di una compiutezza; al contempo, il non vederla, suggerisce una molteplicità di soluzioni differenti. Per certi versi si tratta di avere fede. Per altri, è l’incertezza della fede a creare questo senso di frustrazione.Marc Giloux, con questo intervento commissionato in occasione della mostra Drive, tenutasi alla GAM di Bologna, ha voluto giocare con i chliché della città, tra storia antica e contemporanea, dalle due torri al motor show.Privo di qualunque egomania e autocelebrazione, a differenza della gran parte del mondo dell’ arte, Marc Giloux sceglie di fare un’opera, ma di non mostrarla. Rinuncia a dare prova del complesso processo lavorativo che lo ha portato a questo risultato - per altro dal forte impatto visivo - che deve rimanere sconosciuto. E’ tanto più forte l’operazione, quanto più si consideri l’energia impiegata per realizzarla.
Ford Frustrazione è l’ironico nome del modello di auto creato da Marc Giloux: un auto che ha richiesto mesi di lavorazione per essere realizzata nei minimi dettagli, ma che non ha nessuna funzione utile. Nemmeno quella di essere guardata.
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